lunedì 14 dicembre 2015

CGIL: DIMISSIONI IN MASSA IN ARPA PIEMONTE





Pubblichiamo la lettera di dimissioni del compagno Roberto Riggio da Coordinatore regionale della FPCGIL di Arpa Piemonte del 16 Maggio 2015. Dimissioni che trovano riscontro nel più totale disinteresse della segreteria regionale FPCGIL per le vicende legate alla ristrutturazione di Arpa. Con 99 voti (377 la Cgil, oltre il 25%) Riggio è di gran lunga il più votato della Cgil in Arpa alle ultime elezioni di Marzo 2015 (quasi il doppio del secondo eletto in Cgil, Silvio Bo con 54 preferenze), quello che più ha contributo alla vittoria della nostra organizzazione e alla conquista di 9 seggi sui 18 disponibili (e tenendo conto che 1 è andato all’USB, alla possibilità per i sindacati conflittuali o comunque non concertativi di essere maggioranza assoluta). La lettera è piena di amarezza, per una segreteria che sembra più interessata ai giochi di potere che a sostenere i lavoratori e i suoi rappresentanti migliori, tanto da essere indifferente non solo alle dimissioni di Riggio ma anche alle possibile dimissioni di ben 8 RSU CGIL su 9. Dimissioni che si sono poi puntualmente verificate con addirittura l’uscita dall’organizzazione dello stesso Riggio e di altre 7 RSU, uscita che ha comportato la perdita secca di un terzo dei 200 iscritti.

La vicenda Riggio, mostra il livello a cui è giunta la nostra dirigenza, capace di disperdere in due mesi un patrimonio di anni solo per la volontà di salvare il proprio interesse di casta.
Pubblichiamo questa vicenda perché è emblematica della maggioranza della Cgil attuale. Tuttavia, nonostante comprendiamo perfettamente le ragioni di Riggio e dei compagni che l’hanno seguito, ci auguriamo che chi leggerà queste righe, non segua il suo esempio, ma trovi il coraggio per restare in Cgil e continuare la battaglia con noi contro questo gruppo dirigente, perché questo è il motivo della nostra Opposizione, cambiare la Cgil, non uscirne.

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Al Segretario generale regionale della FPCGIL Piemonte 
Gianni Esposito 

Al Segretario regionale della FPCGIL Piemonte 
Gabriella Semeraro 

Alle compagne e ai compagni del Coordinamento regionale della FPCGIL di Arpa Piemonte 



Oggetto: dimissioni da Coordinatore regionale della FPCGIL di Arpa Piemonte 


Quanto segue non è solo un elenco di parole utili a spiegare, spero a tutti, le ragioni delle mie dimissioni. È un documento di profonda critica sulla modalità di gestione, rappresentanza e sostegno alla componente CGIL di Arpa da parte della Segreteria regionale. Non tutti apprezzeranno. Non tutti mi comprenderanno. Ho provato a “pesare” ogni parola, alla fine non credo di esserci riuscito completamente. In ogni caso, queste sono le mie ragioni. 

Ho deciso di rassegnare le dimissioni, una scelta per me dolorosa e non facile, per una serie di motivi che si sono accumulati nel tempo, sedimentandosi, e che alla fine hanno reso non più sostenibile, per il sottoscritto, coniugare la propria posizione di “rappresentante aziendale della FPCGIL” con la linea sindacale della FPCGIL regionale su Arpa. Linea regionale che non condivido più, da tempo, in quanto troppo lontana dalle posizioni che con il nostro lavoro sindacale abbiamo provato a portare avanti all’interno di Arpa. 

Da tempo ci lamentiamo dell’ “assenza” dalle trattative aziendali della segreteria regionale. Scelta che se da un lato garantisce autonomia alla delegazione trattante aziendale, dall’altra evidentemente riduce il peso politico delle posizioni assunte. Ovviamente la presenza non è sempre necessaria, ma richiede però garanzia di conoscenza e comunicazione puntuale, capacità di intervento con comprensione e consapevolezza delle dinamiche interne, nei rapporti interni al nostro gruppo, con gli altri sindacati, con la Dirigenza e la Direzione Generale al fine di dare presenza e peso alle scelte operate. Questo è tanto più necessario laddove prevalgano le situazioni dove maggiormente è richiesto il peso “politico” e la forza dell’Organizzazione sindacale e non solo il contributo della sua rappresentanza aziendale. Ovviamente mi riferisco in particolare alle scelte che hanno riguardato e riguardano la vita di Arpa, la sua organizzazione, il rapporto con la politica, la sua indipendenza tecnica, il suo finanziamento. 

Autonomia sindacale del gruppo aziendale che è però risultata di fatto marginale, se non per gli aspetti tecnici di gestione del collettivo interno, e che ha portato, di fatto, ad un isolamento della nostra linea aziendale (nonostante la larga condivisione interna, che ha superato da tempo divisioni congressuali) rispetto all’agire della Segreteria regionale. 

È noto come da tempo, l’attività aziendale della nostra sigla è assorbita da questi temi importanti, generali, che coinvolgono la vita stessa della nostra Agenzia, il suo declino, la sua crisi istituzionale e di ruolo. Da maggio dell’anno scorso, ovvero da quando è stato presentato il piano di destrutturazione dei Laboratori, ed è stata eletta una (sinistra) giunta di centro sinistra, abbiamo assistito ad un salto di qualità. Noi, come comparto CGIL e RSU, ci siamo difesi, con le nostre forze, con le nostre debolezze, mettendo anima e corpo, tempo e risorse, subendo arretramenti continui, sconfitte anche pesanti, umiliazioni, vedendo passare quello che in altri anni abbiamo combattuto e, con successo, impedito. 

Siamo rimasti isolati, non solo da CISL e UIL (con i quali su certi temi non abbiamo mai avuto una reale interlocuzione da sempre), ma anche dalla nostra segreteria regionale che ha scelto spesso di intervenire su problematiche marginali, in genere sulla base di input della Dirigenza. 

Il punto di non ritorno, di rottura con il nostro agire, è avvenuto dopo la diffusione del comunicato “un piano contro l’Arpa”, un comunicato tra i più belli che abbiamo mai scritto. Il comunicato è stato oggetto di critica pesante da parte della Dirigenza CGIL e ha portato la Segreteria regionale a porre da quel momento in poi problemi di firma, tanto da obiettate pure l’uso della firma “FPCGIL Arpa Piemonte”, cosa mai successa prima, costringerci a inventare, unici nel panorama della sanità, firme “fantasiose” e mai utilizzate in passato e che evidenziassero che si trattava di comparto e non di FP CGIL regionale o di FPCGIL aziendale. 

Nei mesi sono stato al centro di ripetuti attacchi inviati da parte di alcuni dirigenti CGIL (dei quali sono venuto a conoscenza, tra l’altro, solo in modo indiretto) e che hanno però portato a puntuali contestazioni sui “limiti” del mio ruolo, sul testo dei comunicati, sulle “firme” da apporre, sulla linea da portare avanti…. Mi è stato richiesto di “mediare” con una Dirigenza che, indipendentemente dal peso numerico limitato e dall’assenza, negli anni, di qualsiasi reale presa di posizione critica pubblica sull’Agenzia (sempre però presente a garantirsi poltroncine più o meno stabili), ha evidentemente un “peso specifico” cospicuo presso la Segreteria: cosa che con i precedenti segretari e coordinatori non è mai successo, così come non è mai successo che le posizioni del coordinamento CGIL o delle RSU CGIL non fossero poi difese e assunte dalla segreteria regionale. Da lì in poi la divaricazione si è fatta costante, anche se magari non manifestata a tutti. Di fatto tutte le iniziative del comparto che non sono state “apprezzate” dalla rappresentanza della Dirigenza CGIL non sono mai state di fatto assunte dalla Segreteria regionale al punto che in tutti i momenti importanti in cui ci siamo dovuti esprimere, anche nelle conclusioni dei tavoli tecnici di settembre sui laboratori, le abbiamo dovute inviare come “delegazione del comparto” e facendole assumere all’interno della RSU. Questo nonostante avessimo elaborato e proposto un piano alternativo, piano che ha costituito per la RSU (a nostra maggioranza) e per la nostra rappresentanza del comparto il punto di riferimento (piattaforma, si direbbe) nella nostra attività sindacale di questi mesi. 

Ho posto più volte in passato alla Segreteria regionale queste problematiche, minacciando anche le dimissioni in un incontro con il Segretario generale. 

Anche nei confronti della Regione, le posizioni del comparto Cgil, assunte dalla RSU, non hanno trovato né sostegno né sponda. Gli assessori e il “legislatore” regionale (“amici”?!?!?) hanno operato da settembre e in pochi mesi per ben tre volte su Arpa (!), un record che non ha precedenti e che ha penalizzato l’Agenzia quasi quanto la riduzione continua del finanziamento: eventi che oramai ci stanno portando al collasso. Tutti gli atti regionali sono avvenuti e stanno avvenendo senza alcuna reale opposizione della CGIL regionale. Anzi, alcuni interventi sono stati fatti per provare ad evitare iniziative sindacali nostre, che avrebbero potuto “disturbare” forse troppo, a cominciare dalla proclamazione dello stato di agitazione. 

Di fatto solo la RSU a nostra guida ha dovuto farsi carico della ricerca di un livello di confronto istituzionale e di opposizione alle iniziative regionali dove è risultata, evidentemente, politicamente debole. 

E’ utile ripercorrere brevemente quanto avvenuto. A settembre, con la legge “lampo” di ripartizione tra IZS e Arpa ci è stata sottratta l’attività degli alimenti (destinando alla chiusura una dei migliori laboratori di Arpa) senza che nessuno di noi ne venisse a conoscenza. Da giugno sono iniziate le dichiarazioni continue di esponenti politici su Arpa in poi, con l’ “amico” Reschigna a fare il primo della classe: ad un certo punto si è fatto credere che il bilancio regionale fosse sanabile accorpando le strutture di Arpa. Dichiarazioni pesantissime e vergognose che han trovato risposta sui giornali solo (!) nei comunicati della RSU, con un silenzio disarmante della FPCGIL. Poi è arrivata la proposta di legge regionale n° 67 che ha modificato, UNICA in tutto il territorio nazionale, la suddivisione periferiche in dipartimenti provinciali e, nonostante avessi chiarito alla segreteria regionale che tale ipotesi fosse probabilmente contro la normativa nazionale (e che avrebbe costituito un precedente pericoloso anche per le altre Agenzie) è stato deciso di non coinvolgere la FPCGIL. Scelta che continuo a non condividere. Siamo rimasti soli anche lì a dire che era una cavolata, mentre le “aree vaste” venivano di fatto assunte dalla segreteria regionale FPCGIL, nonostante fossero molto differenti dalla Toscana (che salva comunque i dipartimenti provinciali) come spiegato più volte e chiaramente. E anche sul numero, quando è risultato chiaro che il DG intendeva procedere su 3, abbiamo dovuto muoverci come comparto a livello provinciale per sostenere che almeno fossero 4 (che comunque erano e restano troppo poche, soprattutto per gestire l’Area del nord est). 

Lo schiaffo di dicembre è stato poi veramente umiliante. Dopo l’incontro del 5 dicembre con gli assessori conclusosi con un “vi faremo sapere” detto proprio alla Segreteria CGIL da parte di Valmaggia, il 12 dicembre , giorno dello sciopero nazionale, la segreteria aveva un incontro informale con lo stesso Valmaggia del quale mi veniva poi riferito che la Regione sospendeva il piano dei Laboratori: qualche giorno dopo, mentre ci scontravamo con CISL e UIL che sostenevano il piano e la sua continuità, scoprivamo che con una comunicazione del 16 dicembre (!) a firma degli assessori Reschigna e Valmaggia, non inviata ad alcuna OOSS (!) o alla RSU, che il piano doveva procedere nei tempi celermente e nelle modalità prestabilite. A tale notizia non seguiva nessuna iniziativa, nessuna comunicazione CGIL di richiesta chiarimenti e lamentela, ai due assessori, richiamandoli agli impegni assunti il 5, a quel “vi faremo sapere”, oltre agli impegni assunti informalmente il 12. 

Il “confronto” sul testo di legge annunciato in Regione il 5 dicembre non si è tradotto in alcun incontro successivo e la legge è stata poi approvata (senza che noi ne fossimo venuti a conoscenza, magari avremmo potuto organizzare un presidio all’esterno), con le sole critiche della RSU che caparbiamente e sfruttando canali informali ha ottenuto almeno di essere ascoltata in Commissione ambiente. 

Una serie di episodi che si sono consumati in meno di due mesi e che hanno sfiancato e demoralizzato larga parte del gruppo RSU CGIL che a gennaio ha manifestato l’intenzione in larga parte (8 su 10!) di non ricandidarsi. In tutto questo periodo la scelta di mantenere “buoni rapporti” con CISL e UIL a livello regionale ci ha ulteriormente isolati a livello aziendale: CISL e UIL aziendali ci hanno attaccato continuamente, con continui comunicati pubblici, fregandosene evidentemente di mantenere i buoni rapporti tra “confederali”, hanno scelto di boicottare la RSU, hanno lavorato al fianco (politicamente e tecnicamente) della Direzione Generale su tutte le principali scelte e a livello regionale mentre la FPCGIL, ancora oggi, cerca mediazioni impossibili con loro, non li disturbiamo, non li incastriamo alle loro responsabilità, non li mandiamo a stendere. 

Ora siamo però all’ultima e ulteriore farsa. Due giorni dopo l’approvazione della legge 1, viene proposto un nuovo testo di legge, che abroga la normativa di Arpa sostituendola con un nuovo testo (un copia incolla della legge dell’Arpa Toscana, in ossequio alla scelta regionale di seguire quella strada). Ad un primo e sostanziale disinteresse per il testo, per il quale abbiamo chiesto ascolto solo come RSU, all’interno della quale siamo riusciti ad organizzare anche una posizione largamente condivisa, la FPCGIL è andata in Commissione ambiente invitandomi ad un incontro “mezz’ora prima”, per di più incontro concordato prima con Bo (e qui si aprirebbe un’altra storia, discorso che non merita però di essere trattato in questa comunicazione). 

Voglio essere chiaro. La proposta di legge a noi non piace, è peggiorativa rispetto all’attuale. Ha un senso vedere se passa in fretta solo se blocca il piano, blocca l’attuale DG, lo sostituisce e riapre la discussione di come si organizza Arpa. Ma solo in questo caso. Invece in Commissione ambiente la FPCGIL regionale ha esordito esprimendo ampi pareri positivi in merito al teso di Legge da parte della Segreteria regionale, pareri assolutamente non condivisibili né condivisi al nostro interno. 

E in questi giorni la Segreteria ritrova “slancio” scandalizzandosi che il DG metta in atto quanto approvato e richiesto dalla Legge, Legge approvata senza alcuna opposizione della FPCGIL regionale? Perché ci si muove ora quando prima si è stati a guardare? Magari solo perché a qualche Dirigente gli brucia il culo perché vede sottrarsi la struttura? Magari perché si fa sponda con il PD che (da quanto ci arriva) sta oggi attaccando Valmaggia? Non lo so, ma è arrivato il momento per me di dire basta. 

Non so se i motivi che nel tempo hanno portato a questa situazione sono solo quelli che ho descritto. Se centra invece anche il fatto che io sia l’unico responsabile aziendale nella nostra categoria “assegnato” alla “minoranza della minoranza” CGIL, se il fatto che Arpa è alla fine un pesce piccolo e sacrificabile rispetto ad altre dinamiche, se c’è solo sudditanza verso una politica evidentemente troppo “amica”, se c’è invece banalmente incapacità (o non voglia) a comprendere le potenzialità del nostro gruppo che da un decennio si rinnova, mantenendo sempre un livello alto di capacità elaborativa ma anche di conflittualità, se c’è altro o se c’è un po’ di tutto. Non lo so, e penso che a questo punto sia irrilevante, il risultato è quello che conta. 

Nonostante quanto successo, ritengo fin quando possibile, portare avanti il mio mandato in RSU, e ho lavorato nei mesi scorsi per cercare di gettare le basi per dare un nuovo coordinamento e una nuova delegazione RSU e devo dire che ho trovato tanti nuovi amici e compagni che stanno facendo bene, che ci provano e per i quali, ammetto, ho ritardato queste dimissioni di alcune settimane e continuerò nei prossimi mesi a “resistere” nel lavoro sindacale. 

Mi dispiace, ma alla fine però uno non può passare sopra a tutto, non c’è più bisogno della classica goccia che fa traboccare il vaso, quando il vaso è già traboccato da tempo. Io mi sono stufato di questo modo di fare sindacato e ne prendo le distanze definitivamente. Non lascio il sindacato, resto in CGIL, all’esterno non vedo alternative possibili. Ovviamente mi opporrò, oggi con maggiore libertà, a scelte che non condivido. Mi metto da parte come coordinatore, per trovare altre forme di espressione di lavoro sindacale e del giusto dissenso: confido che il nostro gruppo sappia gestirsi anche senza un coordinatore nominato, grazie al lavoro collettivo che sino ad oggi ci ha sempre contraddistinto, nell’attesa che qualcun altro si dimostri capace e voglioso di provarci. 


16/05/2015 
Roberto Riggio

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