mercoledì 24 febbraio 2016

TRA IL NUOVO STATUTO E IL FARE


di Luca Preti


Il 23 febbraio è stata tenuta in Telecom nella sede di via reiss romoli l’assemblea che aveva come ordine del giorno la presentazione e la votazione da parte dei soli iscritti slc-cgil della proposta del nuovo statuto dei lavoratori che la stessa organizzazione vuole portare avanti attraverso una proposta di legge di iniziativa popolare in parlamento.



Tante cose belle e giuste sono presenti in questa azione propositiva ma anche tante contraddizioni. Contraddizioni che puntualmente sono state fatte notare ma che vengono respinte al mittente anche in modo non troppo garbato e soprattutto senza entrare mai nel merito delle questioni.

Tra dire e il fare c'è di mezzo “e il”…si dice. E non saranno nuove norme scritte sulla carta a contribuire a difendere i diritti dei lavoratori se poi nella pratica si abdica alla difesa degli stessi principi in nome di una “normalizzazione” di nuove richieste penalizzanti per i lavoratori presentate e imposte dalla controparte.

Banalmente:

1) Il relatore ha fatto notare come l’art.4 prevedeva solo il divieto a distanza attraverso telecamere, e che quindi oggi con i nuovi strumenti a disposizione deve essere aggiornato per tutelare i lavoratori. È stato fatto notare come solo a fine anno 2015 la stessa cgil avesse firmato un accordo sul caring che prevedeva la possibilità da parte dell’azienda di controllare a distanza i lavoratori attraverso le postazioni lavorative.

Esplicitamente è stato detto che in quell’occasione la stessa cgil è andata contro le regole previste dall’accordo del 10 gennaio (testo unico sulla rappresentanza) facendo votare i lavoratori (che per fortuna hanno bocciato l’ipotesi). Il paradosso sta nel fatto che il fare votare i lavoratori significa andare contro le regole. Nello stesso tempo è stato detto che per la cgil non fa differenza se l’imposizione arriva unilateralmente dall’azienda o arriva con la firma sindacale. Anzi, paradossalmente, è stato affermato, che la differenza sta nel fatto che se l’imposizione arriva solo da parte aziendale, vuol dire che il sindacato è stato baipassato, non serve, perde quella referenzialità della controparte che ne giustifica l’esistenza. Il sindacato non mi rappresenta per difendere principi e diritti, il sindacato mi chiede la rappresentanza per poter esistere al tavolo e “normalizzare” richieste della controparte. La firma a quelle normalizzazioni giustifica l’esistenza del sindacato stesso in barba a diritti e principi da difendere senza se e senza ma. Non esisto perché rappresento la base, esisto perché mi chiama l’azienda e con essa “normalizzo”.

È stato fatto notare al relatore:

· come visto che si parla di diritti universali, la scelta di fare votare solo gli iscritti sia stata una scelta miope e burocratica,

· come sia un banale diritto democratico del lavoratore avere il risultato delle elezioni RSU dopo che ad esso gli si chiede la partecipazione e il voto. Cosa che sembra banale ma che non avviene mai e che non è avvenuta neanche questa volta a valle delle elezioni tenutesi a gennaio.

· come sia un banale diritto del lavoratore avere un contratto di lavoro rinnovato a scadenza e non dopo anni di vacanza contrattuale. Su questo punto si è ricordato come all’epoca della riforma del contratto di lavoro, quando si decise di portare a tre anni il rinnovo della parte economica e della parte normativa (prima erano 2 e 4), qualcuno, i soliti bastian contrari, avesse posto resistenza facendo osservare che il rischio era che se prima da 2 si arrivava al rinnovo dopo 3 anni per un “fisiologico ritardo” nella contrattazione, con questa nuova normativa, la trattativa del rinnovo sarebbe partita 6 mesi prima e si sarebbe arrivati al traguardo allo scadere... senza avere mai più vacanze contrattuali!!... oggi siamo a un anno e mezzo dalla scadenza e la trattativa per il rinnovo sta per partire..

· come sia banale che tutti, lavorando lo stesso tempo in azienda, maturino lo stesso numero di giorni di ferie e di permessi e non che vi siano invece discriminazioni in base alla data di assunzione e al periodo di anzianità… come invece vi sono nel contratto TLC ma non solo.

Ecco tornando “al dire e al fare” mi sono permesso di usare e rispolverare le parole CREDIBILITA’ e COERENZA nella PRATICA RIVENDICATIVA senza le quali tutto quello che verra’ scritto nel nuovo statuto rimarra’ semplicemente e tristemente sulla carta.

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